Italiano.
Per gli studenti erasmus sono previsti testi dell'esercitazione in inglese o in spagnolo
Contenuto del corso - Cognomi H-Z
Secondo l’attuale normativa che regola il sistema delle professioni i laureati triennali in architettura (art. 16, comma 5, lettera a, del DPR 328/01) svolgeranno «attività basate sull’applicazione delle scienze, volte al concorso e alla collaborazione alle attività di progettazione, direzione dei lavori, stima e collaudo di opere edilizie, comprese le opere pubbliche; la progettazione, la direzione dei lavori, la vigilanza, la misura, la contabilità e la liquidazione relative a costruzioni civili semplici, con l’uso di metodologie standardizzate; i rilievi diretti e strumentali sull’edilizia attuale e storica».
Non c’è una attività specifica di Urbanistica, ma essa è implicita. Per questo il Corso di Fondamenti di Urbanistica sarà indirizzato a svelare questo “riferimento implicito” che è necessario conoscere e quantomeno saper utilizzare (nei suoi presupposti teorici, tecnici, normativi e strumentali) per una buona formazione di un sapere specifico utile all’intervento progettuale nell’edilizia. Il progettista incorpora nella propria figura professionale due competenze inscindibili tra loro. Renzo Piano così descrive l’ambivalenza dell’architetto nello svolgimento di una giornata lavorativa: «[...] quando lavori su un progetto [.], per esempio, alle dieci e un quarto sei architetto, alle undici e mezzo sei un urbanista, alle tre puoi tornare a essere architetto e alle sei di nuovo urbanista» (Piano, 2010:174). Non è da meno Bernardo Secchi, quando dice che: «architettura e urbanistica sono la stessa cosa, anche se nelle università ovviamente non si può insegnare tutto nello stesso momento e quindi sono discipline diverse. Ma questo è semplicemente per una logica dell’insegnamento. L’urbanista prepara un progetto solitamente guardando l’intera città, l’architetto molto spesso guardando un solo edificio o un solo insieme di edifici, che però acquistano senso solamente se sono collocati sullo sfondo, nel contesto della città» (Secchi 2001). Per dirla con le parole di Jonathan Barnett . tutto ruota intorno all’edificio: il ruolo del pianificatore è quello di «designing cities without designing building» (1974:29); quello dell’architetto più semplicemente di «designer building» rispettando le regole pubbliche.
Sono le regole pubbliche locali e il loro “adagiarsi” sul suolo che definiscono la trama dello spazio pubblico intorno al quale si aggregano le strutture. Di questo tratterà il corso. L’organizzazione è fatta di lezioni frontali e da discussioni in aula sulle esercitazioni in progress che tutti gli studenti devono predisporre su un caso reale.
Bibliografia consigliata
• M. Carta, Reimagining urbanism. Città creative, intelligenti ed ecologiche per i tempi di cambiamento, List, Trento 2014
• P. Colarossi, A. Latini, La progettazione urbana, vol. 1 “Principi e storie” cap. 3; vol. 2 “Metodi e materiali” cap. 2 e cap. 5; vol. 3 “Declinazioni e strumenti” cap. 2, Il Sole 24 Ore libri, Milano 2008-2010
• R. Koolhaas, Fundamentals. Catalogo della Biennale di Architettura, Venezia 2014
• L. Spagnoli, Storia dell’urbanistica moderna, Zanichelli, Bologna 2012
• B. Secchi, Prima lezione di urbanistica, Laterza, Bari 2004
Per chi vuole saperne di più
• G. Astengo, «Cambiare le regole per innovare», Prolusione per il Conferimento della Laurea ad honorem in Pianificazione territoriale e urbanistica, Università degli studi di Reggio Calabria, 24 marzo 1990, ora in F. Indovina, a cura di, La ragione del piano. Giovanni Astengo e l’urbanistica italiana, F. Angeli, Milano 1991
• J. Barnett, Urban Design as Public Policy. Practical Methods for Improving Cities, Architectural Record Books, New York 1974
• P. Ciorra, S. Marini (acd), Re-cycle. Strategie per l’architettura, la città e il pianeta, Electa, Milano 2011
• P. Colarossi, A. Latini, La progettazione urbana, dal vol. 1 “Principi e storie” cap. 3; dal vol. 2 “Metodi e materiali” cap. 2 e cap. 5; dal vol. 3 “Declinazioni e strumenti” cap. 2, Il Sole 24 Ore libri, Milano 2008-2010
• S. Storchi, Recupero, riqualificazione e riuso della città, Unicopli, Milano 2001
• V. Lingua, Riqualificazione urbana alla prova, Alinea, Firenze 2007
• R. Piano, La responsabilità dell’architetto, Passigli, Firenze 2010
• B. Secchi, Pensare la città, 2001 http://www.emsf.rai.it/grillo/trasmissioni.asp?d=883
• L. Spagnoli, Storia dell’urbanistica moderna, Zanichelli, Bologna 2012
Obiettivi Formativi - Cognomi H-Z
I territori europei, compresi quelli italiani, stanno vivendo una fase del tutto nuova. Dopo alcuni decenni in cui città e paesi hanno accompagnato un ciclo economico sostanzialmente espansivo, tradotto in una progressiva estensione dei territori urbanizzati, finalmente si volge lo sguardo all’esistente e a quello che si è patrimonializzato. Ormai è chiaro che non si può più contare sui fattori tradizionali di crescita e di trasformazione urbana determinati dalla propensione privata agli investimenti, prevalentemente immobiliari, e dalle ricadute che tali investimenti potevano generare sui singoli territori. Nel futuro, in regime di risorse scarse, riuscirà a emergere chi sarà in grado di proporre fattori di qualità piuttosto che di quantità e soprattutto chi riuscirà a mobilitare e a governare nuova rendita, attivata nelle forme intelligenti e diversificate nei luoghi. Il nuovo paradigma entro cui si colloca la contemporaneità è quello della rigenerazione attraverso il recupero, la riqualificazione e il riciclo di quello che ha perso senso nell’evoluzione del trend economico e sociale.
Alla base della disciplina urbanistica, oggi chiamata “di governo del territorio”, vi è la consapevolezza che la limitazione delle possibilità soggettive di modificare il “soprassuolo” che è un bene comune – compito regolativo esclusivo di competenza dei pubblici poteri seppur in un rapporto partecipativo con la cittadinanza – per raggiungere finalità di interesse generale.
Il primo obiettivo del corso è quello di fornire agli studenti le basi teoriche e concettuali della disciplina urbanistica, comprensiva dei necessari riferimenti storici e normativi, nonché una prima conoscenza delle modalità con cui questa può rispondere alle istanze nelle varie situazioni contestuali attraverso gli strumenti e i metodi che le sono propri
Il secondo obiettivo è quello di rivisitare brevemente ai metodi e agli strumenti che, secondo le varie culture maturate dalle comunità nei tempi e luoghi diversi, hanno preso corpo e si sono sviluppati, alla ricerca dei “fundamentals” (per dirla Rem Koolhaas, 2014) e con essi a svelare gli elementi di base delle pratiche di trasformazione dello spazio che definiscono principi insediativi e regole urbanistiche.
Le teorie e gli strumenti, al fine di essere compresi ed assimilati, saranno contestualizzati all’interno del panorama culturale contemporaneo attraverso un percorso di progettazione urbanistica, che pone al centro l’idea di recupero o ristrutturazione di significative parti di insediamenti esistenti (secondo l’approccio del cosiddetto “urban recycle”); in quanto la società occidentale è, attualmente, indirizzata a confrontarsi e progettare, in modo prevalente, sul costruito e sull’esistente attraverso innesti e cuciture, oppure sostituzioni e riscritture, purché legate al contesto in un processo di caratterizzazione innovativa. Per alcuni autori: «Recycle è infatti una parola d’ordine che raccoglie infiniti possibili cambiamenti individuali senza pretendere di assimilarli in una tendenza omogenea, tenendoli comunque ancorati a un principio di realtà fortissimo» (Ciorra, 2011:25); «Riciclare significa rimettere in circolazione, riutilizzare materiali di scarto, che hanno perso valore e/o significato. E’ una pratica che consente di ridurre gli sprechi, di limitare la presenza dei rifiuti, di abbattere i costi di smaltimento e di contenere quelli di produzione del nuovo. Riciclare vuol dire, in altri termini, creare nuovo valore e nuovo senso. Un altro ciclo è un’altra vita. In questo risiede il contenuto propulsivo del riciclaggio: un’azione ecologica che spinge l’esistente dentro il futuro trasformando gli scarti in figure di spicco» (Mosè, 2011:67).
Il pianificatore, comunque, non deve dimenticare, come ricorda Giovanni Astengo, che bisogna sempre «demandare ad ogni piano di area vasta o d’insediamento urbano la precisa definizione degli obiettivi generali e specifici delle operazioni che il piano intende realizzare. Obiettivi, questi, che solo con la concretezza della realtà dei luoghi cessano di essere generici, per assumere sostanziosa pregnanza rispetto alla specificità delle situazioni locali» (1990:318). Cioè deve esserci un collegamento non banale tra grandi strategie d’azione e minuta progettualità locale: l’una non sta senza l’altra e viceversa.
Tenuto conto che strumenti e metodi sono strettamente connessi agli obiettivi, che dinamicamente si rapportano nei tempi e nei luoghi alle istanze espresse dalla collettività e dalle sue istituzioni, obiettivo specifico del Corso è la loro sperimentazione alla scala locale, in una applicazione progettuale adeguata al livello formativo del terzo anno. Alla conclusione lo studente deve dimostrare di disporre delle conoscenze che gli consentano di muoversi autonomamente nei “sentieri” degli strumenti urbanistici e del loro contenuto progettuale.
Prerequisiti - Cognomi H-Z
Aver superato gli esami di urbanistica del primo anno.
Metodi Didattici - Cognomi H-Z
L’organizzazione della didattica è mirata a che il processo di formazione e di sperimentazione necessario per sostenere l’esame avvenga durante lo svolgimento del corso.
Attraverso le modalità della didattica il Corso intende fornire agli studenti:
a) una formazione culturale di base, affidata alle lezioni teoriche e allo studio della bibliografia e del glossario, reperibile al sito http://www.atelier-artu.it
b) una formazione di base di carattere applicativo, affidata all’esercitazione finale, da svolgersi da soli o in gruppo di max 3 persone.
La frequenza al Corso è fortemente consigliata. L’accertamento di frequenza è fatto durante lo svolgimento delle lezioni. Si considera utile, e vale anche ai fini della valutazione finale di accreditamento, una presenza non inferiore al 75% delle lezioni effettive. Sono esonerati da questo consiglio gli studenti lavoratori certificati come tali, che dovranno concordare con il docente le modalità di organizzazione dello studio individuale e della relativa esercitazione.
L’esame sarà orale (o scritto, su richiesta dello studente), con la presentazione degli elaborati predisposti per l’esercitazione. Nel caso di esercitazione di gruppo l’esame è individuale e verterà sugli argomenti trattati nelle lezioni teoriche e nella bibliografia, nonché sull’esercitazione finale.
Altre Informazioni - Cognomi H-Z
Studenti non frequentanti
Per gli studenti non frequentanti l’esercitazione rimane la stessa degli studenti frequentanti, così come i manuali di riferimento, solo che le revisioni saranno possibili solo a partire dal mese di gennaio 2015; mentre cambia la bibliografia, che sarà molto più corposa e sarà concordata via via con il docente.
Studenti Erasmus
Per gli studenti Erasmus provenienti dai Paesi a lingua spagnola, oltre a seguire regolarmente il corso, dovranno predisporre una esercitazione usando il seguente manuale:
I. Bentley, A. Alcock, P. Murrain, S. McGlynn, Hacia un diseño urbano y arquitectónico más humano. Manual Práctico, Gustavo Gili, Barcelona 1999.
Per gli studenti proveniente dai Paesi a lingua anglosassone, oltre a seguire regolarmente il corso, dovranno predisporre una esercitazione usando il seguente manuale:
I. Bentley, A. Alcock, P. Murrain, S. McGlynn, Responsive Environments. A manual for designers, Routledge, London 1985 (nuova edizione).
Modalità di verifica apprendimento - Cognomi H-Z
Scopo dell’esercitazione è quello di addestrare lo studente verso alcuni fondamentali aspetti della pratica urbanistica corrente e il suo svolgimento costituirà momento di verifica dell’apprendimento delle modalità, tecniche e nozioni della disciplina urbanistica connessa contemporanea. Lo studente (da solo o in gruppo di max 3) dovrà riconoscere i tessuti insediativi attraverso l’analisi morfotipologica, individuandone i principi insediativi richiamati per la sua progettazione, nonché il tipo di strumento urbanistico e le relative norme che li ha generati.
L'individuazione del Comune oggetto d’analisi (e dei conseguenziali approfondimenti di scala) è a libera scelta dello studente (con l’unico vincolo di evitare possibili sovrapposizioni) ed è circoscritta, con predilezione, ai centri urbani della Toscana. Altre realtà regionali o nazionali si possono prendere in considerazione, ma vanno concordate.
L’esercitazione deve essere condotta utilizzando Google-Earth http://www.google.it/intl/it/earth/index.html, oppure innovative piattaforme SaaS di tipo GIS, applicando le categorie che saranno fornite in aula.
Lo studio dovrà portare all’individuazione delle parti urbane degradate, abbandonate, non finite. Una di queste aree e il suo contorno sarà oggetto di ri-progettazione, riqualificazione o rcupero, a seconda se si opera dentro il costruito esistente o ai suoi margini; o meglio per sostituire quello che c’è o per innestare qualcosa di nuovo per completare l’esistente. Tale studio offrirà il pretesto di compiere alcuni passaggi fondamentali, la cui base teorica, sia dal punto di vista tecnico urbanistico, sia da quello giuridico amministrativo, verrà trattata durante le lezioni del corso.
Istruzioni generali sull’esercitazione
Numero minimo di Tavole (A1-A0) da presentare: 2 tavole = 1 tavola di analisi + 1 tavola di progetto + diario del Lavoro
Cos’è il Diario del Lavoro? È un quaderno (sul modello di quelli moleskine) dove ogni singolo studente annota, schizza, annota, descrive ogni azione che fin dal primo giorno dell’esercitazione lo guida alla scoperta dell’area di lavoro. Per dirla con le parole di B. Secchi, esso deve contenere tre grandi dimensioni:
- quella della descrizione: «la città è uno spazio del quale facciamo esperienza col nostro corpo. E quindi partirei da questo livello della quotidianità delle nostre pratiche dentro la città, col nostro corpo. L’umido, il secco, l’ombra, il sole, il freddo, il caldo, il posto dove si scivola, il posto dove si fa fatica per salire su un gradino, eccetera. Se si parte da questo livello minimo, credo che ci sia molto da fare nelle nostre città, soprattutto nelle nostre città italiane, devo dire. Io vorrei che da oggi, da questo momento, quando uscite per andare a casa o dove volete, Voi camminaste con gli occhi bassi per vedere come sono fatte queste cose: com’è fatto il marciapiede, la strada, il passaggio pedonale, il giardino, e via di seguito»
- quella dell’interpretazione: «la città deve offrire delle prestazioni che devono svolgersi in modo corretto e semplice. Io devo poter vivere in un'abitazione che prenda il sole, che sia areata, quindi che sia a una certa distanza, che abbia davanti dello spazio libero. Devo poter andare in un parco, in un giardino, in modo facile, senza dover fare un viaggio, quindi deve essere vicino, quindi ci devono essere queste cose. Devo poter camminare in una strada, su un marciapiede che sia sufficientemente largo, perché se incontro un altro non mi debba mettere da parte, possa camminare di fianco alla persona con cui sto parlando. Quindi ci sono una serie di rapporti spaziali tra le cose, tra gli edifici, tra i vari materiali che compongono la città, che appartengono proprio al sapere dell’urbanista e che sono un punto anche, se vuoi, tecnico, che va studiato molto attentamente»
- quella della progettazione: «la città non è solamente un posto dove lavoriamo, ci guadagniamo la vita e facciamo cose che appartengono al nostro ciclo di vita, è anche un posto dove noi riceviamo delle suggestioni, riceviamo delle immagini, che ci portano a pensare, ci portano a immaginare delle possibilità diverse. E quindi questo elemento, questo aspetto, questa dimensione dell’estetica della città non deve essere trascurata. [.] noi dobbiamo riuscire ad elaborare spazi altrettanto belli, ma che siano il prodotto della nostra cultura, della nostra civiltà, delle nostre tecniche, dei nostri modi di praticare la città. E su questo, devo dire, le idee sono molto disparate e spesso gli stessi architetti, gli stessi urbanisti, non sono molto d’accordo tra di loro».
La terza dimensione è la cosiddetta vis creandi, che non deve venir mai meno nella progettazione urbanistica.
Ogni studente deve avere il proprio Diario del Lavoro, anche quando si lavora in gruppo. Il Diario sarà oggetto di valutazione finale per l’accreditamento del Corso.
Contenuti da prendere in considerazione
- Perimetrazione centro urbanizzato; principio insediativo; temi collettivi; aree di scarto; analisi e inquadramento urbano dell’area di progetto
- Estratto degli strumenti urbanistici vigenti relativi all'area di progetto comprensivi delle rispettive norme. (P.S.; R.U. o P.R.G., Piani attuativi)
- Descrizione (nel Diario del Lavoro): assetto urbano, motivazione della scelta area di progetto, interpretazione dell’area di progetto, principi che hanno guidato il processo progettuale e, con particolare attenzione, motivazione dell’individuazione delle destinazioni assegnate alle varie parti del progetto in rapporto alla situazione demografica, economica e sociale del contesto urbano e territoriale
- Schizzi della vis creandi (ripresi dal Diario del Lavoro) di progetto/idea di progetto
- Elaborati progettuali minimi: inserimento in pianta/fotoaerea del progetto a scala urbana in modo da mettere in evidenza i rapporti fisici e funzionali tra il progetto e il contesto urbano esistente, planivolumetrico, prospetti (x2) e viste prospettiche e/o tridimensionali (x2)
Scala elaborati
La scala degli elaborati non può essere indicata in modo specifico perché dipende dal tipo di elaborato e rappresentazione e dall'estensione dell’area di progetto. Comunque, dato che è richiesto un lavoro di valenza urbana e non architettonica, non sono previste, eccetto casi molto particolari, elaborati a scala intorno al 1:200, salvo particolari casi di porzioni urbane estese o diverso accordo con il docente.
Programma del corso - Cognomi H-Z
CORSO di LAUREA TRIENNALE in SCIENZE DELL’ARCHITETTURA (classe L4)
anno accademico 2015/16
FONDAMENTI DI URBANISTICA (B006827)
Prof. Giuseppe De Luca
arch. Luca Di Figlia, cultore della materia
Programma
__________
Finalità del corso
Secondo l’attuale normativa che regola il sistema delle professioni i laureati triennali in architettura (art. 16, comma 5, lettera a, del DPR 328/01) svolgeranno «attività basate sull’applicazione delle scienze, volte al concorso e alla collaborazione alle attività di progettazione, direzione dei lavori, stima e collaudo di opere edilizie, comprese le opere pubbliche; la progettazione, la direzione dei lavori, la vigilanza, la misura, la contabilità e la liquidazione relative a costruzioni civili semplici, con l’uso di metodologie standardizzate; i rilievi diretti e strumentali sull’edilizia attuale e storica».
Non c’è una attività specifica di Urbanistica, ma essa è implicita. Per questo il Corso di Fondamenti di Urbanistica sarà indirizzato a svelare questo “riferimento implicito” che è necessario conoscere e quantomeno saper utilizzare (nei suoi presupposti teorici, tecnici, normativi e strumentali) per una buona formazione di un sapere specifico utile all’intervento progettuale nell’edilizia. Il progettista incorpora nella propria figura professionale due competenze inscindibili tra loro. Renzo Piano così descrive l’ambivalenza dell’architetto nello svolgimento di una giornata lavorativa: «[...] quando lavori su un progetto [.], per esempio, alle dieci e un quarto sei architetto, alle undici e mezzo sei un urbanista, alle tre puoi tornare a essere architetto e alle sei di nuovo urbanista» (Piano, 2010:174). Non è da meno Bernardo Secchi, quando dice che: «architettura e urbanistica sono la stessa cosa, anche se nelle università ovviamente non si può insegnare tutto nello stesso momento e quindi sono discipline diverse. Ma questo è semplicemente per una logica dell’insegnamento. L’urbanista prepara un progetto solitamente guardando l’intera città, l’architetto molto spesso guardando un solo edificio o un solo insieme di edifici, che però acquistano senso solamente se sono collocati sullo sfondo, nel contesto della città» (Secchi 2001). Per dirla con le parole di Jonathan Barnett . tutto ruota intorno all’edificio: il ruolo del pianificatore è quello di «designing cities without designing building» (1974:29); quello dell’architetto più semplicemente di «designer building» rispettando le regole pubbliche.
Sono le regole pubbliche locali e il loro “adagiarsi” sul suolo che definiscono la trama dello spazio pubblico intorno al quale si aggregano le strutture. Di questo tratterà il corso. L’organizzazione è fatta di lezioni frontali e da discussioni in aula sulle esercitazioni in progress che tutti gli studenti devono predisporre su un caso reale.
Obiettivi del Corso
I territori europei, compresi quelli italiani, stanno vivendo una fase del tutto nuova. Dopo alcuni decenni in cui città e paesi hanno accompagnato un ciclo economico sostanzialmente espansivo, tradotto in una progressiva estensione dei territori urbanizzati, finalmente si volge lo sguardo all’esistente e a quello che si è patrimonializzato. Ormai è chiaro che non si può più contare sui fattori tradizionali di crescita e di trasformazione urbana determinati dalla propensione privata agli investimenti, prevalentemente immobiliari, e dalle ricadute che tali investimenti potevano generare sui singoli territori. Nel futuro, in regime di risorse scarse, riuscirà a emergere chi sarà in grado di proporre fattori di qualità piuttosto che di quantità e soprattutto chi riuscirà a mobilitare e a governare nuova rendita, attivata nelle forme intelligenti e diversificate nei luoghi. Il nuovo paradigma entro cui si colloca la contemporaneità è quello della rigenerazione attraverso il recupero, la riqualificazione e il riciclo di quello che ha perso senso nell’evoluzione del trend economico e sociale.
Alla base della disciplina urbanistica, oggi chiamata “di governo del territorio”, vi è la consapevolezza che la limitazione delle possibilità soggettive di modificare il “soprassuolo” che è un bene comune – compito regolativo esclusivo di competenza dei pubblici poteri seppur in un rapporto partecipativo con la cittadinanza – per raggiungere finalità di interesse generale.
Il primo obiettivo del corso è quello di fornire agli studenti le basi teoriche e concettuali della disciplina urbanistica, comprensiva dei necessari riferimenti storici e normativi, nonché una prima conoscenza delle modalità con cui questa può rispondere alle istanze nelle varie situazioni contestuali attraverso gli strumenti e i metodi che le sono propri
Il secondo obiettivo è quello di rivisitare brevemente ai metodi e agli strumenti che, secondo le varie culture maturate dalle comunità nei tempi e luoghi diversi, hanno preso corpo e si sono sviluppati, alla ricerca dei “fundamentals” (per dirla Rem Koolhaas, 2014) e con essi a svelare gli elementi di base delle pratiche di trasformazione dello spazio che definiscono principi insediativi e regole urbanistiche.
Le teorie e gli strumenti, al fine di essere compresi ed assimilati, saranno contestualizzati all’interno del panorama culturale contemporaneo attraverso un percorso di progettazione urbanistica, che pone al centro l’idea di recupero o ristrutturazione di significative parti di insediamenti esistenti (secondo l’approccio del cosiddetto “urban recycle”); in quanto la società occidentale è, attualmente, indirizzata a confrontarsi e progettare, in modo prevalente, sul costruito e sull’esistente attraverso innesti e cuciture, oppure sostituzioni e riscritture, purché legate al contesto in un processo di caratterizzazione innovativa. Per alcuni autori: «Recycle è infatti una parola d’ordine che raccoglie infiniti possibili cambiamenti individuali senza pretendere di assimilarli in una tendenza omogenea, tenendoli comunque ancorati a un principio di realtà fortissimo» (Ciorra, 2011:25); «Riciclare significa rimettere in circolazione, riutilizzare materiali di scarto, che hanno perso valore e/o significato. E’ una pratica che consente di ridurre gli sprechi, di limitare la presenza dei rifiuti, di abbattere i costi di smaltimento e di contenere quelli di produzione del nuovo. Riciclare vuol dire, in altri termini, creare nuovo valore e nuovo senso. Un altro ciclo è un’altra vita. In questo risiede il contenuto propulsivo del riciclaggio: un’azione ecologica che spinge l’esistente dentro il futuro trasformando gli scarti in figure di spicco» (Mosè, 2011:67).
Il pianificatore, comunque, non deve dimenticare, come ricorda Giovanni Astengo, che bisogna sempre «demandare ad ogni piano di area vasta o d’insediamento urbano la precisa definizione degli obiettivi generali e specifici delle operazioni che il piano intende realizzare. Obiettivi, questi, che solo con la concretezza della realtà dei luoghi cessano di essere generici, per assumere sostanziosa pregnanza rispetto alla specificità delle situazioni locali» (1990:318). Cioè deve esserci un collegamento non banale tra grandi strategie d’azione e minuta progettualità locale: l’una non sta senza l’altra e viceversa.
Tenuto conto che strumenti e metodi sono strettamente connessi agli obiettivi, che dinamicamente si rapportano nei tempi e nei luoghi alle istanze espresse dalla collettività e dalle sue istituzioni, obiettivo specifico del Corso è la loro sperimentazione alla scala locale, in una applicazione progettuale adeguata al livello formativo del terzo anno. Alla conclusione lo studente deve dimostrare di disporre delle conoscenze che gli consentano di muoversi autonomamente nei “sentieri” degli strumenti urbanistici e del loro contenuto progettuale.
Modalità della didattica ed esame
L’organizzazione della didattica è mirata a che il processo di formazione e di sperimentazione necessario per sostenere l’esame avvenga durante lo svolgimento del corso.
Attraverso le modalità della didattica il Corso intende fornire agli studenti:
a) una formazione culturale di base, affidata alle lezioni teoriche e allo studio della bibliografia e del glossario, reperibile al sito http://www.atelier-artu.it
b) una formazione di base di carattere applicativo, affidata all’esercitazione finale, da svolgersi da soli o in gruppo di max 3 persone.
La frequenza al Corso è fortemente consigliata. L’accertamento di frequenza è fatto durante lo svolgimento delle lezioni. Si considera utile, e vale anche ai fini della valutazione finale di accreditamento, una presenza non inferiore al 75% delle lezioni effettive. Sono esonerati da questo consiglio gli studenti lavoratori certificati come tali, che dovranno concordare con il docente le modalità di organizzazione dello studio individuale e della relativa esercitazione.
L’esame sarà orale (o scritto, su richiesta dello studente), con la presentazione degli elaborati predisposti per l’esercitazione. Nel caso di esercitazione di gruppo l’esame è individuale e verterà sugli argomenti trattati nelle lezioni teoriche e nella bibliografia, nonché sull’esercitazione finale.
Bibliografia essenziale
• F. Selicato, F. Rotondo, Progettazione urbanistica. Teorie e tecniche, McGraw-Hill, Milano 2010
• F. Rossi Prodi, G. De Luca, G. Gorelli, M. De Santis, S. Stanghellini, Abitare sociale. Modelli architettonici e urbanistici per l’abitare sociale, Altralinea, Firenze 2014 (e.book)
• P. Gabellini, Fare urbanistica, Carocci, Roma 2010
A questi testi bisogna aggiungere tre utili manuali, scaricabili gratuitamente in rete:
- Osservatorio Città Sostenibili, Il manuale urbanistico invisibile. La sintassi della città disgregata, Working paper P06/07
http://www.ocs.polito.it/biblioteca/wp/paesaggio/wp_p0607.pdf
- Community Network, Regione Emilia-Romagna, Guida alla fotointerpretazione per l’aggiornamento dell’uso del suolo con immagini Agea 2008, Bologna 2009
http://www.regione.emilia-romagna.it/temi/territorio/cartografia-regionale/vedi-anche/uso-del-suolo/pubblicazioni/Manuale%20fotointerpretazione%20Agea2008.pdf/view
- Environment, Heritage and Local Government, Urban Design Manual. A best practice guide, Part 1 e Part 2, May 2009
http://www.environ.ie/en/Publications/DevelopmentandHousing/Planning/
Bibliografia consigliata
• M. Carta, Reimagining urbanism. Città creative, intelligenti ed ecologiche per i tempi di cambiamento, List, Trento 2014
• P. Colarossi, A. Latini, La progettazione urbana, vol. 1 “Principi e storie” cap. 3; vol. 2 “Metodi e materiali” cap. 2 e cap. 5; vol. 3 “Declinazioni e strumenti” cap. 2, Il Sole 24 Ore libri, Milano 2008-2010
• R. Koolhaas, Fundamentals. Catalogo della Biennale di Architettura, Venezia 2014
• L. Spagnoli, Storia dell’urbanistica moderna, Zanichelli, Bologna 2012
• B. Secchi, Prima lezione di urbanistica, Laterza, Bari 2004
Esercitazione
Scopo dell’esercitazione è quello di addestrare lo studente verso alcuni fondamentali aspetti della pratica urbanistica corrente e il suo svolgimento costituirà momento di verifica dell’apprendimento delle modalità, tecniche e nozioni della disciplina urbanistica connessa contemporanea. Lo studente (da solo o in gruppo di max 3) dovrà riconoscere i tessuti insediativi attraverso l’analisi morfotipologica, individuandone i principi insediativi richiamati per la sua progettazione, nonché il tipo di strumento urbanistico e le relative norme che li ha generati.
L'individuazione del Comune oggetto d’analisi (e dei conseguenziali approfondimenti di scala) è a libera scelta dello studente (con l’unico vincolo di evitare possibili sovrapposizioni) ed è circoscritta, con predilezione, ai centri urbani della Toscana. Altre realtà regionali o nazionali si possono prendere in considerazione, ma vanno concordate.
L’esercitazione deve essere condotta utilizzando Google-Earth http://www.google.it/intl/it/earth/index.html, oppure innovative piattaforme SaaS di tipo GIS, applicando le categorie che saranno fornite in aula.
Lo studio dovrà portare all’individuazione delle parti urbane degradate, abbandonate, non finite. Una di queste aree e il suo contorno sarà oggetto di ri-progettazione, riqualificazione o rcupero, a seconda se si opera dentro il costruito esistente o ai suoi margini; o meglio per sostituire quello che c’è o per innestare qualcosa di nuovo per completare l’esistente. Tale studio offrirà il pretesto di compiere alcuni passaggi fondamentali, la cui base teorica, sia dal punto di vista tecnico urbanistico, sia da quello giuridico amministrativo, verrà trattata durante le lezioni del corso.
Istruzioni generali sull’esercitazione
Numero minimo di Tavole (A1-A0) da presentare: 2 tavole = 1 tavola di analisi + 1 tavola di progetto + diario del Lavoro
Cos’è il Diario del Lavoro? È un quaderno (sul modello di quelli moleskine) dove ogni singolo studente annota, schizza, annota, descrive ogni azione che fin dal primo giorno dell’esercitazione lo guida alla scoperta dell’area di lavoro. Per dirla con le parole di B. Secchi, esso deve contenere tre grandi dimensioni:
- quella della descrizione: «la città è uno spazio del quale facciamo esperienza col nostro corpo. E quindi partirei da questo livello della quotidianità delle nostre pratiche dentro la città, col nostro corpo. L’umido, il secco, l’ombra, il sole, il freddo, il caldo, il posto dove si scivola, il posto dove si fa fatica per salire su un gradino, eccetera. Se si parte da questo livello minimo, credo che ci sia molto da fare nelle nostre città, soprattutto nelle nostre città italiane, devo dire. Io vorrei che da oggi, da questo momento, quando uscite per andare a casa o dove volete, Voi camminaste con gli occhi bassi per vedere come sono fatte queste cose: com’è fatto il marciapiede, la strada, il passaggio pedonale, il giardino, e via di seguito»
- quella dell’interpretazione: «la città deve offrire delle prestazioni che devono svolgersi in modo corretto e semplice. Io devo poter vivere in un'abitazione che prenda il sole, che sia areata, quindi che sia a una certa distanza, che abbia davanti dello spazio libero. Devo poter andare in un parco, in un giardino, in modo facile, senza dover fare un viaggio, quindi deve essere vicino, quindi ci devono essere queste cose. Devo poter camminare in una strada, su un marciapiede che sia sufficientemente largo, perché se incontro un altro non mi debba mettere da parte, possa camminare di fianco alla persona con cui sto parlando. Quindi ci sono una serie di rapporti spaziali tra le cose, tra gli edifici, tra i vari materiali che compongono la città, che appartengono proprio al sapere dell’urbanista e che sono un punto anche, se vuoi, tecnico, che va studiato molto attentamente»
- quella della progettazione: «la città non è solamente un posto dove lavoriamo, ci guadagniamo la vita e facciamo cose che appartengono al nostro ciclo di vita, è anche un posto dove noi riceviamo delle suggestioni, riceviamo delle immagini, che ci portano a pensare, ci portano a immaginare delle possibilità diverse. E quindi questo elemento, questo aspetto, questa dimensione dell’estetica della città non deve essere trascurata. [.] noi dobbiamo riuscire ad elaborare spazi altrettanto belli, ma che siano il prodotto della nostra cultura, della nostra civiltà, delle nostre tecniche, dei nostri modi di praticare la città. E su questo, devo dire, le idee sono molto disparate e spesso gli stessi architetti, gli stessi urbanisti, non sono molto d’accordo tra di loro».
La terza dimensione è la cosiddetta vis creandi, che non deve venir mai meno nella progettazione urbanistica.
Ogni studente deve avere il proprio Diario del Lavoro, anche quando si lavora in gruppo. Il Diario sarà oggetto di valutazione finale per l’accreditamento del Corso.
Contenuti da prendere in considerazione
- Perimetrazione centro urbanizzato; principio insediativo; temi collettivi; aree di scarto; analisi e inquadramento urbano dell’area di progetto
- Estratto degli strumenti urbanistici vigenti relativi all'area di progetto comprensivi delle rispettive norme. (P.S.; R.U. o P.R.G., Piani attuativi)
- Descrizione (nel Diario del Lavoro): assetto urbano, motivazione della scelta area di progetto, interpretazione dell’area di progetto, principi che hanno guidato il processo progettuale e, con particolare attenzione, motivazione dell’individuazione delle destinazioni assegnate alle varie parti del progetto in rapporto alla situazione demografica, economica e sociale del contesto urbano e territoriale
- Schizzi della vis creandi (ripresi dal Diario del Lavoro) di progetto/idea di progetto
- Elaborati progettuali minimi: inserimento in pianta/fotoaerea del progetto a scala urbana in modo da mettere in evidenza i rapporti fisici e funzionali tra il progetto e il contesto urbano esistente, planivolumetrico, prospetti (x2) e viste prospettiche e/o tridimensionali (x2)
Scala elaborati
La scala degli elaborati non può essere indicata in modo specifico perché dipende dal tipo di elaborato e rappresentazione e dall'estensione dell’area di progetto. Comunque, dato che è richiesto un lavoro di valenza urbana e non architettonica, non sono previste, eccetto casi molto particolari, elaborati a scala intorno al 1:200, salvo particolari casi di porzioni urbane estese o diverso accordo con il docente.
Studenti non frequentanti
Per gli studenti non frequentanti l’esercitazione rimane la stessa degli studenti frequentanti, così come i manuali di riferimento, solo che le revisioni saranno possibili solo a partire dal mese di gennaio 2015; mentre cambia la bibliografia, che sarà molto più corposa e sarà concordata via via con il docente.
Studenti Erasmus
Per gli studenti Erasmus provenienti dai Paesi a lingua spagnola, oltre a seguire regolarmente il corso, dovranno predisporre una esercitazione usando il seguente manuale:
I. Bentley, A. Alcock, P. Murrain, S. McGlynn, Hacia un diseño urbano y arquitectónico más humano. Manual Práctico, Gustavo Gili, Barcelona 1999.
Per gli studenti proveniente dai Paesi a lingua anglosassone, oltre a seguire regolarmente il corso, dovranno predisporre una esercitazione usando il seguente manuale:
I. Bentley, A. Alcock, P. Murrain, S. McGlynn, Responsive Environments. A manual for designers, Routledge, London 1985 (nuova edizione).
Per chi vuole saperne di più
• G. Astengo, «Cambiare le regole per innovare», Prolusione per il Conferimento della Laurea ad honorem in Pianificazione territoriale e urbanistica, Università degli studi di Reggio Calabria, 24 marzo 1990, ora in F. Indovina, a cura di, La ragione del piano. Giovanni Astengo e l’urbanistica italiana, F. Angeli, Milano 1991
• J. Barnett, Urban Design as Public Policy. Practical Methods for Improving Cities, Architectural Record Books, New York 1974
• P. Ciorra, S. Marini (acd), Re-cycle. Strategie per l’architettura, la città e il pianeta, Electa, Milano 2011
• P. Colarossi, A. Latini, La progettazione urbana, dal vol. 1 “Principi e storie” cap. 3; dal vol. 2 “Metodi e materiali” cap. 2 e cap. 5; dal vol. 3 “Declinazioni e strumenti” cap. 2, Il Sole 24 Ore libri, Milano 2008-2010
• S. Storchi, Recupero, riqualificazione e riuso della città, Unicopli, Milano 2001
• V. Lingua, Riqualificazione urbana alla prova, Alinea, Firenze 2007
• R. Piano, La responsabilità dell’architetto, Passigli, Firenze 2010
• B. Secchi, Pensare la città, 2001 http://www.emsf.rai.it/grillo/trasmissioni.asp?d=883
• L. Spagnoli, Storia dell’urbanistica moderna, Zanichelli, Bologna 2012