Il laboratorio rende gli studenti capaci di misurarsi con gli argomenti del progetto urbanistico e della sua gestione operativa.
I contenuti disciplinari tratteranno i temi della progettazione urbanistica dei territori della contemporaneità con un approccio attento alla transizione ecologica, cioè basato su un’etica della responsabilità, con l’obiettivo di andare incontro a un futuro sostenibile, mantenendo gli equilibri planetari associati al giusto equilibri tra uomo e natura.
Contenuto del corso - Parte C
I contenuti scientifico/disciplinari consistono nelle teorie e pratiche volte alla conoscenza e alla progettazione della città e del territorio in chiave sostenibile. In particolare, riguardano la formazione e trasformazione delle strutture organizzative e morfologie degli insediamenti umani; le loro interazioni con l’ambiente circostante; i metodi, gli strumenti e le pratiche di pianificazione fisica e di progettazione e rigenerazione degli insediamenti a tutte le scale.
• Jenny Roe, Layla McCay, Restorative Cities. Urban Design for Mental Heath and Wellbeing, Bloomsbury V.A., 2021
• P. Gabellini, Le mutazioni dell'urbanistica, Carocci, Roma 2018
• R. Sennett, Costruire e abitare. Etica per la città, Feltrinelli, Milano 2018.
• F. Rossi Prodi, G. De Luca, G. Gorelli, M. De Santis, S. Stanghellini, Abitare sociale. Modelli architettonici e urbanistici per l’abitare sociale,
Altralinea, Firenze 2014 (e.book)
• Marco Ardielli, Masterplan: né piano né progetto, Inu Edizioni, Roma 2012 (e.book).
A questi testi, si consiglia di affiancare, tre utili manuali, scaricabili gratuitamente in rete:
- Osservatorio Città Sostenibili, Il manuale urbanistico invisibile. La sintassi della città disgregata, Working paper P06/07, http://www.ocs.polito.it/biblioteca/wp/paesaggio/wp_p0607.pdf
- Community Network, Regione Emilia-Romagna, Guida alla fotointerpretazione per l’aggiornamento dell’uso del suolo con immagini
Agea 2008, Bologna 2009, http://www.regione.emilia-romagna.it/temi/territorio/cartografiaregionale/vedi-anche/usodelsuolo/pubblicazioni/Manuale%20fotointerpretazione%20Agea2008.pdf/view
- Environment, Heritage and Local Government, Urban Design Manual. A best practice guide, Part 1 e Part 2, May 2009
- UNHabitat, Global Public Space Toolkit, Nairobi 2015 https://unhabitat.org/wpcontent/uploads/2015/10/Global%20Public%20Space%20Toolkit.pdf
Per le proposte post-Covid rimandiamo a:
- https://www.ovpm.org/wp-content/uploads/2020/03/covid-19icomoschina.pdf
- https://annehidalgo2020.com/
- https://www.comune.milano.it/documents/20126/95930101/Milano+2020.++Strategia+di+adattamento.pdf/c96c1297-f8ad-5482859c90de1d2b76cb?t=1587723749501
Per saperne di più:
• F. Selicato, F. Rotondo, Progettazione urbanistica. Teorie e tecniche, McGraw-Hill, Milano 2010
• P. Colarossi, A. Latini, La progettazione urbana, vol. 1 “Principi e storie” cap. 3; vol. 2 “Metodi e materiali” cap. 2 e cap. 5; vol. 3 “Declinazioni e strumenti” cap. 2, Il Sole 24 Ore libri, Milano 2008-2010
Alberti F., Brugellis P., Parolotto F. (a cura di, 2014), “Città pensanti. Creatività, mobilità, qualità urbana”, Quodlibet, Macerata
Carmona M. et al., (2010), “Public Places Urban Spaces. The Dimensions of Urban Design” (2nd Edition), Architectural Press, Oxford
Ghel J. (2010), “Cities for People”, Island Press, Washington DC
Ulteriori riferimenti bibliografici saranno forniti durante il corso.
Obiettivi Formativi - Parte A
I territori europei, compresi quelli italiani, stanno vivendo una fase del tutto nuova. Dopo alcuni decenni in cui città e paesi hanno accompagnato un ciclo economico sostanzialmente espansivo, tradotto in una progressiva estensione dei territori urbanizzati, finalmente si volge lo sguardo all’esistente e a quello che si è patrimonializzato. Ormai è chiaro che non si può più contare sui fattori tradizionali di crescita e di trasformazione urbana determinati dalla propensione privata agli investimenti, prevalentemente immobiliari di nuova edilizia aggiuntiva a quella esistente, e dalle ricadute che tali investimenti potevano generare sui singoli territori. Nel futuro, in regime di risorse scarse – con la nuova consapevolezza volta al recupero e al risparmio delle risorse – riuscirà a emergere chi sarà in grado di proporre fattori di qualità piuttosto che di quantità e principalmente chi riuscirà a creare i presupposti di città e territori “aumentati”, cioè più vivibili e più capaci, più resilienti alle trasformazioni dell’economica globalizzata, meno dissipatrici di risorse e con consumo di suolo “zero”. Il nuovo paradigma entro cui si colloca la contemporaneità è quello della rigenerazione attraverso il recupero, la riqualificazione e il riciclo di quello che ha perso senso nell’evoluzione del trend economico e sociale precedente.
Alla base della disciplina urbanistica, oggi inserita nel “governo del territorio”, vi è la consapevolezza della limitazione delle possibilità soggettive di modificare il “soprassuolo” che è un bene comune – compito regolativo esclusivo di competenza dei pubblici poteri seppur in un rapporto partecipativo con la cittadinanza – per raggiungere finalità di interesse generale.
Il primo obiettivo del Laboratorio di progettazione è quello di fornire agli studenti le basi teoriche e concettuali della disciplina urbanistica, comprensiva dei necessari riferimenti storici e normativi, nonché una prima conoscenza delle modalità con cui questa può rispondere alle istanze nelle varie situazioni contestuali attraverso gli strumenti e i metodi che le sono propri.
Il secondo obiettivo Laboratorio di progettazione è quello di rivisitare brevemente ai metodi e agli strumenti che, secondo le varie culture maturate dalle comunità nei tempi e luoghi diversi, hanno preso corpo e si sono sviluppati, alla ricerca degli elementi di base e delle pratiche di trasformazione dello spazio che definiscono principi insediativi e regole urbanistiche. Principi e regole che non sono altro che i modelli spaziali dei rapporti economici e di poteri, che si esprimono nella società in una determinata fase storica, e delle forze produttive che generano reddito.
Le teorie e gli strumenti, al fine di essere compresi ed assimilati, saranno contestualizzati all’interno del panorama culturale contemporaneo attraverso un percorso di progettazione urbanistica, che pone al centro l’idea di recupero o ristrutturazione di significative parti di insediamenti esistenti (secondo l’approccio del cosiddetto “urban recycle”); in quanto la società occidentale è, attualmente, indirizzata a confrontarsi e progettare, in modo prevalente, sul costruito e sull’esistente attraverso innesti e cuciture, oppure sostituzioni e riscritture, purché legate al contesto in un processo di caratterizzazione innovativa. Per alcuni autori: «Recycle è infatti una parola d’ordine che raccoglie infiniti possibili cambiamenti individuali senza pretendere di assimilarli in una tendenza omogenea, tenendoli comunque ancorati a un principio di realtà fortissimo» ; «Riciclare significa rimettere in circolazione, riutilizzare materiali di scarto, che hanno perso valore e/o significato. È una pratica che consente di ridurre gli sprechi, di limitare la presenza dei rifiuti, di abbattere i costi di smaltimento e di contenere quelli di produzione del nuovo. Riciclare vuol dire, in altri termini, creare nuovo valore e nuovo senso. Un altro ciclo è un’altra vita. In questo risiede il contenuto propulsivo del riciclaggio: un’azione ecologica che spinge l’esistente dentro il futuro trasformando gli scarti in figure di spicco».
Il pianificatore e l’architetto, comunque, non devono dimenticare, come ricorda Giovanni Astengo, che bisogna sempre «demandare ad ogni piano di area vasta o d’insediamento urbano la precisa definizione degli obiettivi generali e specifici delle operazioni che il piano intende realizzare. Obiettivi, questi, che solo con la concretezza della realtà dei luoghi cessano di essere generici, per assumere sostanziosa pregnanza rispetto alla specificità delle situazioni locali». Cioè deve esserci un collegamento non banale tra grandi strategie d’azione e minuta progettualità locale: l’una non sta senza l’altra e viceversa. Deve esserci adattabilità; ed entrambe devono essere collegate con il sistema istituzionale, che li rende fattibili e praticabili. L’urbanistica, infatti, è una decisione politica tecnicamente assistita.
Il terzo obiettivo obiettivo del Laboratorio di progettazione urbanistica sarà quello di presentare il “manifesto dell’urbanistica adattiva” , la cui applicazione interesserà la parte esercitativa del corso. Tenuto conto che strumenti e metodi sono strettamente connessi agli obiettivi, che dinamicamente si rapportano nei tempi e nei luoghi alle istanze espresse dalla collettività e dalle sue istituzioni, obiettivo specifico del Corso è la loro sperimentazione alla scala locale, in una applicazione progettuale adeguata al livello formativo del secondo anno.
Alla conclusione lo studente deve dimostrare di disporre delle conoscenze che gli consentano di muoversi autonomamente nei “sentieri” degli strumenti urbanistici e del loro contenuto progettuale.
Il Laboratorio di progettazione urbanistica sarà indirizzato, usando un approccio multidisciplinare, a conoscere e saper utilizzare (nei suoi presupposti teorici, tecnici, normativi e strumentali) i principali passaggi necessari per una giusta azione di governo del territorio. La dizione “governo del territorio” è presente nella Costituzione italiana a partire dal 2001 (art. 117, c. 3), nel Titolo V, dove ha sostituito, inglobandola, la precedente dizione di “urbanistica”. Un contenitore più ampio che studia i fenomeni territoriali e i fenomeni urbani in tutti i loro aspetti, con il fine della pianificazione per il loro controllo e gestione. Da qui la doppia valenza del laboratorio: di pianificazione come processo e urbanistica come progetto.
La dizione specifica di Urbanistica è inserita in quella di governo del territorio, ne è parte integrante. Per questo motivo il Laboratorio di progettazione urbanistica, la mantiene sempre nello sfondo, nei suoi presupposti teorici, tecnici, normativi e strumentali. Come sostiene Alejandro Aravena: «L’architettura si occupa di dare forma ai luoghi in cui viviamo. Non è più complicato, né più semplice di così. Questi spazi comprendono case, scuole, uffici, negozi e aree commerciali in genere, musei, palazzi ed edifici istituzionali, fermate dell’autobus, stazioni della metropolitana, piazze, parchi, strade (alberate o no), marciapiedi, parcheggi e l’intera serie di programmi e parti che costituiscono il nostro ambiente costruito. La forma di questi luoghi, però, non è definita soltanto dalla tendenza estetica del momento o dal talento di un particolare architetto. Essi sono la conseguenza di regole, interessi, economie e politiche, o forse anche dalla mancanza di coordinamento, dell’indifferenza e della semplice casualità. Le forme che assumono possono migliorare o rovinare la vita delle persone».
Tuttavia, quando si passa alla progettazione dei luoghi e alla pratica vera e propria vi è una distinzione di sguardi, di interessi e di regole di riferimento tale che si genera una sottile, ma chiara, demarcazione tra progettazione urbanistica e progettazione architettonica: «L’urbanista prepara un progetto solitamente guardando l’intera città, l’architetto molto spesso guardando un solo edificio o un solo insieme di edifici, che però acquistano senso solamente se sono collocati sullo sfondo, nel contesto della città» (Secchi 2001). Per dirla con le parole di Jonathan Barnett, tutto è centrato sul ruolo che le due figure giocano nella produzione della città: il ruolo del pianificatore è quello di «designing cities without designing building»; quello dell’architetto più semplicemente di «designer building» rispettando le regole pubbliche.
Il Laboratorio di urbanistica ragiona su questa sottile distinzione, partendo dal presupposto che fare governo del territorio equivale a «fare un progetto di urbanistica (che) è (o dovrebbe essere) in primis progettare la città pubblica. Quella parte di città che tutti noi utenti frequentiamo quotidianamente. A piedi, in bicicletta, in auto, da soli o in compagnia per espletare le pratiche sociali della nostra vita: lavorare, divertirsi, parcheggiare, pagare le bollette, andare in banca, a scuola, alle poste, portare i bambini al parco, comprare, sedersi al bar, ecc. ecc. È la città che calpestiamo e che percepiamo visivamente fatta di spazi aperti ma anche di facciate fronteggianti lo spazio di uso pubblico. Lo spazio pubblico è formato dai marciapiedi, dalle strade, dalle piazze, dagli slarghi, dal verde attrezzato, dai filari di alberi, ecc. Questo spazio, nella maggior parte dei casi, non è “finito” né tantomeno “ri-finito”. Solitamente è trascurato e abbandonato. È ricettacolo di rifiuti. Ma è lo spazio vissuto e percepito da tutti i cittadini, indipendentemente dal loro censo o appartenenza sociale. Primo compito dell’urbanista è cogliere questa dimenticanza e ri-progettare i luoghi della città pubblica. Ovviamente non tutta la città è in queste condizioni. Gli spazi della città storica sono normalmente stati disegnati, progettati e realizzati pensando all’uso collettivo degli stessi, alla sua funzione e per bene-stare. Quelli della città contemporanea, cioè quella progettata e realizzata dagli anni ’60 in avanti, sono viceversa, nella maggior parte dei casi, diventati per antonomasia “periferia degradata”».
Da ciò ne deriva che: «Fare urbanistica (..) è costruire un argomentato processo decisionale con il quale le istituzioni (il potere pubblico, dunque) regolano le modalità di uso dello spazio e i relativi diritti di uso e di trasformazione del suolo attraverso vari strumenti urbanistici (il potere tecnico, quindi).
Proprio per questo il procedimento urbanistico non è altro che una decisione politica tecnicamente assistita. Dove l’avverbio è un rafforzativo del ruolo della cultura tecnica rispetto all’input di partenza che è politico. Ciò perché costruire uno strumento urbanistico, sia di livello territoriale che soprattutto di livello locale, è un investimento di natura pubblica che deve funzionare ed essere coerente in quanto è innanzitutto una “struttura tecnologica” verbo-disegnata di organizzazione cosciente e consapevole dello spazio che serve per governare paesi, città e territori, e che serve come matrice di riferimento per gli investimenti privati e pubblici. Governare non solo nell’immediato presente, ma soprattutto in una prospettiva futura, dove la capacità di saper prevedere diventa fondamentale e scientificamente necessaria, quindi tecnicamente pertinente e funzionante: non basta essere quindi abilitati, quanto scientificamente e professionalmente preparati per predisporla».
Fare governo del territorio con l’urbanistica, dunque, è definire le regole pubbliche locali e il loro “adagiarsi” sul suolo, che determinano la trama dello spazio collettivo intorno al quale si aggregano le strutture, pubbliche e, soprattutto, private. La pratica del governo del territorio, difatti, si muove solo all’interno del dominio pubblico. Per questo il governo del territorio, nella sua strumentazione, genera le regole in un progetto di territorialità. Per lo stesso motivo, fare governo del territorio è fare un progetto di urbanistica che contribuisce a rinsaldare la società europea contemporanea: questo il modello sociale di riferimento che il laboratorio prende in considerazione. Non vi è progetto senza un riferimento sociale, non vi è pianificazione senza un modello sociale di riferimento. La pratica concreta, invece, dovrebbe muoversi secondo i principi dell’urbanistica sostenibile e adattiva. Come riportato nella copertina n. 1031 della rivista Domus: «L’urbanistica sei tu/You are urbanism», o per dirla con le parole del direttore della rivista Winy Maas sull’editoriale dello stesso numero «Tutto è urbanistica/Everything is urbanism».
Urbanistica sostenibile e adattiva resa ancora più urgente della pandemia innescata dal virus COVID-19. Le pandemie storicamente sono state grandi occasioni per riscrivere le politiche urbane e per influenzare le visioni future:
- cicli di pandemie coleriche in Europa nell’Ottocento portarono alla cosiddetta «rivoluzione batteriologica», in seguito alla scoperta degli agenti eziologici che aprirono la strada ai piani urbanistici di risanamento e di igiene. Lo spazio pubblico urbano servì ad ospitare le reti idrauliche e delle fogne, ed in seguito tutti i servizi a rete;
- la «grande influenza» tra il 1918 e il 1921, apri la strada al razionalismo e ai principi della città moderna, fissati in quella che divenne la Carta di Atene del 1933.
Lo stesso sta facendo la pandemia da COVID-19, che ha velocemente modificato il panorama urbano delle città, a cominciare da quelle d’arte e di quelle turistiche, che ha portato a rilanciare il cosiddetto “progetto urbano di 15 minuti”, che noi qui intendiamo come una nuova progettazione orientata al cosiddetto «restorative urbanism»: cioè un nuovo approccio all’urbanistica che metta, o che parta proprio dalla salute mentale, per arrivare al benessere sociale, posizionandoli al centro della progettazione urbana. Questo approccio si interroga su come riprogettare, per ridurre l'incidenza di stress, depressione e ansia e sostenere il benessere generale, ma anche per offrire servizi di cittadinanza e servizi alla persona raggiungibili in tempi ragionevoli. Non parla di prossimità, tema oramai dilagante nelle scienze sociali e in alcuni dibattiti politici locali, quanto del tempo come valore esperenziale.
Obiettivi Formativi - Parte C
Il Laboratorio si propone di fornire conoscenze, metodi di lavoro e strumenti interpretativi utili per sviluppare negli studenti capacità progettuali e di analisi, di sintesi valutativa e di visione strategica dei sistemi urbani e metropolitani, in riferimento ai differenti componenti (antropici e naturali; materiali e immateriali) e funzionamenti (stato di fatto e di diritto), alle diverse scale di lettura e di intervento.
I principali obiettivi che si intendono raggiungere con l'esercitazione finale sono:
1 – Definizione di un concept strategico e di un nuovo assetto urbanistico (master plan) per le aree oggetto di trasformazione presenti nell’ambito di studio, secondo principi di sostenibilità.
2 – Articolazione del sistema delle percorrenze interne all’ambito di studio con particolare riguardo alla componente pedonale e ciclabile e al trasporto pubblico.
3 – Progettazione integrata della “città pubblica” sotto il profilo funzionale, architettonico e ambientale-paesaggistico nella prospettiva della città "a 15 minuti".
Prerequisiti - Parte A
Conoscenza della lingua italiana.
Aver superato le propedeuticità previste dal Manifesto degli studi.
Prerequisiti - Parte C
Conoscenza della lingua italiana.
Conoscenza adeguata della lingua inglese.
Metodi Didattici - Parte A
L’organizzazione della didattica è mirata a che il processo di formazione e di sperimentazione necessario per sostenere l’esame avvenga durante lo svolgimento del corso.
Attraverso le modalità della didattica in presenza il Laboratorio di progettazione urbanistica, corso A intende fornire agli studenti:
a) una formazione culturale di base, affidata alle lezioni teoriche e allo studio della bibliografia e del glossario dei termini urbanistici
b) una formazione di base di carattere applicativo, affidata all’esercitazione finale, da svolgersi da soli o in gruppo di max 3 persone.
La frequenza al Laboratorio di progettazione urbanistica è obbligatoria. L’accertamento di frequenza è fatto durante lo svolgimento delle lezioni con appello. Si considera utile, e vale anche ai fini della valutazione finale di accreditamento, una presenza non inferiore all’85% delle lezioni effettive. Sono esonerati da questo consiglio gli studenti lavoratori certificati come tali, che dovranno concordare con il docente le modalità di organizzazione dello studio individuale e della relativa esercitazione.
Scopo dell’esercitazione è quello di istruire lo studente verso alcuni fondamentali aspetti del governo del territorio corrente e il suo svolgimento costituirà momento di verifica dell’apprendimento delle modalità, delle tecniche e delle nozioni della disciplina.
L’esercitazione è organizzata come risposta ad un bando di gara per giovani architetti, sul modello di EUROPAN , prendendo come riferimento l’Agenda Urbana Europea sulla sostenibilità , che mutua le indicazioni di quella dell’ONU/Habitat III sullo sviluppo sostenibile.
Lo studente in gruppo (max 3) dovrà predisporre un progetto di un’area degradata-abbandonata-sottoutilizzata del Mugello, che sarà concordata con i docenti.
Le parole chiave dell’Agenda Urbana europea
Crescita intelligente: nelle città si concentra la popolazione con titoli di istruzione superiori, mentre gli indicatori di innovazione, come l’intensità delle attività brevettuali, dimostrano una maggiore capacità innovativa delle città –soprattutto le più grandi – rispetto ad altre aree. Le tre iniziative faro “Agenda digitale per l’Europa”, “Unione dell’innovazione” e “Youth on the move” pongono una serie di importanti sfide per le città, quali: il pieno sfruttamento delle potenzialità delle ICT per migliorare l’assistenza medica, facilitare l’accesso ai servizi pubblici e rendere più pulito l’ambiente, lo sviluppo di partnership per una mobilità urbana più pulita e intelligente, la riduzione del numero di giovani che abbandonano precocemente gli studi e il sostegno al rischio dei giovani imprenditori e all’autoimpiego.
Crescita sostenibile: le città sono sia parte del problema che della soluzione. Le città svolgono un ruolo importante nell’implementazione di due iniziative faro: “Un’Europa efficiente sotto il profilo delle risorse” e “Una politica industriale per l’era della globalizzazione”. Tali politiche energetiche e industriali sono costruite su approcci strategici e integrati, costruiti sul chiaro supporto e coinvolgimento di autorità locali, stakeholder e cittadini.
Crescita inclusiva: esclusione e segregazione sono fenomeni prevalentemente urbani. Le città possono contribuire ad una crescita inclusiva, in particolar modo combattendo la povertà e la polarizzazione sociale, evitando la segregazione di alcuni gruppi etnici e rispondendo alle esigenze determinate dall’invecchiamento della popolazione. La Piattaforma europea contro la povertà e l’esclusione sociale si prefigge di eliminare povertà ed esclusione sociale per almeno 20 milioni di persone entro il 2020. L’iniziativa faro è questa: Un’agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro , lanciata per raggiungere tassi di occupazione del 75% per le persone di età compresa tra 20 e 64 anni.
Per le politiche in ambito urbano, in Italia viene richiesto di produrre cambiamenti importanti al fine di attivare in maniera efficace i fondi del Quadro Strategico Comune 2021-2027 ed affrontare le sfide poste dall’Europa per uscire dalla crisi posta dal COVID-19 . Le pandemie storicamente sono state grandi occasioni per riscrivere le politiche urbane e per influenzare le visioni future per le città. Dovremmo cogliere e governare questa occasione pandemica del Covid-19 e “ringraziarla” per la possibilità che ci dà. Sì, ringraziare, perché ci obbliga a pensare diverso, a esplorare territori decisionali poco frequentati, a creare nuovi modi per l’abitare e per lo spazio pubblico. Il Laboratorio di progettazione urbanistica esplorerà l’attuazione della proposta “15 minutes city” inserita in una strategia a più lungo termine di “carbon free” per le aree urbane entro il 2050 .
Linee d’azione del progetto
Rispetto al quadro di riferimento sopracitato, i progetti del Laboratorio di progettazione urbanistica devono tendere a presentare un carattere multisettoriale e una dimensione complessiva significativa, al fine di poter garantire un effettivo e significativo impatto degli interventi sul contesto urbano.
Le azioni/interventi seguono l’impostazione del bando PIU-Progetti d’innovazione urbana della Regione Toscana , che ricade con l’asse urbano 6 delle politiche europee e dell’ambito “inclusione sociale”. La proposta progettuale deve anche avere come riferimento operativo il Programma nazionale della qualità dell’abitare (PinQua) .
Il progetto finale dell’esercitazione si misurerà su una (o su una parte della) piattaforma metropolitana, così come individuata dal PTM della Città Metropolitana di Firenze, partendo dalle aree di trasformazione definite come “bersaglio”. Ogni singolo gruppo dovrà:
in prima istanza elaborare un metaprogetto relativo a tutta la piattaforma;
in seconda istanza, rispetto all’area bersaglio di progetto tenere conto le previsioni urbanistiche della pianificazione locale;
valutare sulla base delle analisi territoriali/urbane: se seguire tali previsioni, seguirle in parte o presentare una nuova progettualità;
inserire nel progetto una o (preferibilmente) più azioni del bando PIU-Progetti d’innovazione urbana e/o PinQua.
GLI ELABORATI DA PRODURRE
L’esame seguirà, come già ricordato prima, le modalità del concorso di architettura; il riferimento è il modello/concorso Europan (https://www.europan-europe.eu/en/), perciò nello specifico le tavole dovranno spiegare in modo esauriente il progetto “parlando da sole”. In complesso si richiedono 3 Tavole formato A1 (verticali)
CONTENUTO: le tre tavole dovranno:
spiegare le idee urbane sviluppate nel metaprogetto e nel progetto dell’area bersaglio, in relazione al sito ed agli orientamenti tematici della proposta;
presentare il progetto nel suo insieme, valorizzandone la soluzione urbana/architettonica ed in particolare la relazione fra i nuovi interventi, gli interventi di recupero, il contesto esistente del sito e lo spazio pubblico, incluse rappresentazioni tridimensionali del progetto.
Tutti i documenti/elaborati grafici e descrittivi devono contenere obbligatoriamente una scala grafica e l’orientamento.
Tavola 1:
Inquadramento territoriale e urbanistico della piattaforma
Inquadramento della piattaforma rispetto alla dimensione di area vasta/città metropolitana in considerazione degli elementi ritenuti dal gruppo più significativi (es. sistema della mobilità su ferro e/o su gomma e/o ciclabile; sistemi naturali: infrastrutture verdi e/o infrastrutture blu; sistema delle rilevanze storico/culturali: il sistema delle ville medicee o dei siti Unesco o FAI; le strade dell’olio, del vino ecc.. ; sistema dei distretti industriali; ecc.)
Inquadramento territoriale della piattaforma : riportare le indicazioni d’indirizzo strategico contenute nei piani sovralocali: PIT/PPR (livello regionale); PSM e PUMS (livello metropolitano)
Inquadramento area bersaglio rispetto alla dimensione urbana (es. temi collettivi; struttura insediativa; edifici/funzione d’interesse; spazio e parchi pubblici; aree abbandonate; mobilità; rete ecologica ecc.)
Inquadramento urbanistico dell’area bersaglio: riportare le previsioni della programmazione urbanistica vigente di tutti i livelli istituzionali:
- Livello locale/comunale: Piano Strutturale comunale o intercomunale (se presente) PS (in particolare la carta delle strategie e apparato normativo di riferimento-disciplina); Regolamento Urbanistico RU o Piano Operativo PO (in particolare la “disciplina del suolo e degli insediamenti” e le schede norma/aree di trasformazione)
- Individuazione dell’area d’influenza.
Tavola 2:
riferimenti progettuali
Masterplan per l’area di influenza e Concept
Conformità o variante al piano urbanistico vigente
Planivolumetrico 1:2000/1:500 (con ombre)
Tavola 3:
“Sviluppo del progetto”: rendering, sezioni ambientali, elementi di completamento e supporto al masterplan, cronoprogramma del progetto.indicare in modo puntuale le azioni del bando PIU.
Alle 3 tavole deve essere affiancato un sintetico Book di progetto:
Breve testo esplicativo, massimo di 15-20 pagine, a supporto e completamento delle tavole e approfondimento del quadro socio economico e gestionale della proposta, con una valutazione finale su come il progetto si avvicina o meno al principio del del Do Not Significant Harm (DNSH), pesando i sei criteri significativi da questo indicati.
Metodi Didattici - Parte C
La didattica prevede lezioni frontali, esercitazioni guidate, verifiche intermedie.
L’esercitazione progettuale sarà condotta in gruppi.
Altre Informazioni - Parte A
I responsabili del corso comunicheranno informazioni inerenti al laboratorio direttamente a lezione e mediante la piattaforma moodle nel sito https://e-l.unifi.it/. Attraverso lo stesso sito sarà reperibile tutto il materiale didattico e le necessarie informazioni. Per le comunicazioni individuali e di gruppo nonché l’interscambio dei materiali dell’esercitazione scrivere a labprourb.2223@gmail.com
Altre Informazioni - Parte C
La frequenza è obbligatoria, per almeno il 75% delle ore di didattica previste.
Le date delle consegne intermedie delle esercitazioni individuali e degli elaborati relativi alle fasi di avanzamento del progetto saranno comunicate con opportuno anticipo.
Le date d’esame previste per gli appelli estivi costituiscono il traguardo naturale di conclusione delle attività del Laboratorio per tutti gli studenti iscritti.
Modalità di verifica apprendimento - Parte A
L’esame sarà orale (o scritto eccezionalmente, su richiesta dello studente), con la presentazione degli elaborati predisposti per l’esercitazione. L’esame verterà anche sugli argomenti trattati nelle lezioni.
Modalità di verifica apprendimento - Parte C
La verifica avverrà attraverso le esercitazioni intermedie, colloqui individuali sui temi trattati a lezione e la discussione finale degli elaborati di analisi sul settore urbano di riferimento e del progetto di laboratorio.
Programma del corso - Parte A
LABORATORIO DI PROGETTAZIONE URBANISTICA
OBIETTIVI FORMATIVI
I territori europei, compresi quelli italiani, stanno vivendo una fase del tutto nuova. Dopo alcuni decenni in cui città e paesi hanno accompagnato un ciclo economico sostanzialmente espansivo, tradotto in una progressiva estensione dei territori urbanizzati, finalmente si volge lo sguardo all’esistente e a quello che si è patrimonializzato. Ormai è chiaro che non si può più contare sui fattori tradizionali di crescita e di trasformazione urbana determinati dalla propensione privata agli investimenti, prevalentemente immobiliari di nuova edilizia aggiuntiva a quella esistente, e dalle ricadute che tali investimenti potevano generare sui singoli territori. Nel futuro, in regime di risorse scarse – con la nuova consapevolezza volta al recupero e al risparmio delle risorse – riuscirà a emergere chi sarà in grado di proporre fattori di qualità piuttosto che di quantità e principalmente chi riuscirà a creare i presupposti di città e territori “aumentati”, cioè più vivibili e più capaci, più resilienti alle trasformazioni dell’economica globalizzata, meno dissipatrici di risorse e con consumo di suolo “zero”. Il nuovo paradigma entro cui si colloca la contemporaneità è quello della rigenerazione attraverso il recupero, la riqualificazione e il riciclo di quello che ha perso senso nell’evoluzione del trend economico e sociale precedente.
Alla base della disciplina urbanistica, oggi inserita nel “governo del territorio”, vi è la consapevolezza della limitazione delle possibilità soggettive di modificare il “soprassuolo” che è un bene comune – compito regolativo esclusivo di competenza dei pubblici poteri seppur in un rapporto partecipativo con la cittadinanza – per raggiungere finalità di interesse generale.
Il primo obiettivo del Laboratorio di progettazione è quello di fornire agli studenti le basi teoriche e concettuali della disciplina urbanistica, comprensiva dei necessari riferimenti storici e normativi, nonché una prima conoscenza delle modalità con cui questa può rispondere alle istanze nelle varie situazioni contestuali attraverso gli strumenti e i metodi che le sono propri.
Il secondo obiettivo Laboratorio di progettazione è quello di rivisitare brevemente ai metodi e agli strumenti che, secondo le varie culture maturate dalle comunità nei tempi e luoghi diversi, hanno preso corpo e si sono sviluppati, alla ricerca degli elementi di base e delle pratiche di trasformazione dello spazio che definiscono principi insediativi e regole urbanistiche. Principi e regole che non sono altro che i modelli spaziali dei rapporti economici e di poteri, che si esprimono nella società in una determinata fase storica, e delle forze produttive che generano reddito.
Le teorie e gli strumenti, al fine di essere compresi ed assimilati, saranno contestualizzati all’interno del panorama culturale contemporaneo attraverso un percorso di progettazione urbanistica, che pone al centro l’idea di recupero o ristrutturazione di significative parti di insediamenti esistenti (secondo l’approccio del cosiddetto “urban recycle”); in quanto la società occidentale è, attualmente, indirizzata a confrontarsi e progettare, in modo prevalente, sul costruito e sull’esistente attraverso innesti e cuciture, oppure sostituzioni e riscritture, purché legate al contesto in un processo di caratterizzazione innovativa. Per alcuni autori: «Recycle è infatti una parola d’ordine che raccoglie infiniti possibili cambiamenti individuali senza pretendere di assimilarli in una tendenza omogenea, tenendoli comunque ancorati a un principio di realtà fortissimo»; «Riciclare significa rimettere in circolazione, riutilizzare materiali di scarto, che hanno perso valore e/o significato. È una pratica che consente di ridurre gli sprechi, di limitare la presenza dei rifiuti, di abbattere i costi di smaltimento e di contenere quelli di produzione del nuovo. Riciclare vuol dire, in altri termini, creare nuovo valore e nuovo senso. Un altro ciclo è un’altra vita. In questo risiede il contenuto propulsivo del riciclaggio: un’azione ecologica che spinge l’esistente dentro il futuro trasformando gli scarti in figure di spicco».
Il pianificatore e l’architetto, comunque, non devono dimenticare, come ricorda Giovanni Astengo, che bisogna sempre «demandare ad ogni piano di area vasta o d’insediamento urbano la precisa definizione degli obiettivi generali e specifici delle operazioni che il piano intende realizzare. Obiettivi, questi, che solo con la concretezza della realtà dei luoghi cessano di essere generici, per assumere sostanziosa pregnanza rispetto alla specificità delle situazioni locali». Cioè deve esserci un collegamento non banale tra grandi strategie d’azione e minuta progettualità locale: l’una non sta senza l’altra e viceversa. Deve esserci adattabilità; ed entrambe devono essere collegate con il sistema istituzionale, che li rende fattibili e praticabili. L’urbanistica, infatti, è una decisione politica tecnicamente assistita.
Il terzo obiettivo obiettivo del Laboratorio di progettazione urbanistica sarà quello di presentare il “manifesto dell’urbanistica adattiva” , la cui applicazione interesserà la parte esercitativa del corso. Tenuto conto che strumenti e metodi sono strettamente connessi agli obiettivi, che dinamicamente si rapportano nei tempi e nei luoghi alle istanze espresse dalla collettività e dalle sue istituzioni, obiettivo specifico del Corso è la loro sperimentazione alla scala locale, in una applicazione progettuale adeguata al livello formativo del secondo anno.
Alla conclusione lo studente deve dimostrare di disporre delle conoscenze che gli consentano di muoversi autonomamente nei “sentieri” degli strumenti urbanistici e del loro contenuto progettuale.
Il Laboratorio di progettazione urbanistica sarà indirizzato, usando un approccio multidisciplinare, a conoscere e saper utilizzare (nei suoi presupposti teorici, tecnici, normativi e strumentali) i principali passaggi necessari per una giusta azione di governo del territorio. La dizione “governo del territorio” è presente nella Costituzione italiana a partire dal 2001 (art. 117, c. 3), nel Titolo V, dove ha sostituito, inglobandola, la precedente dizione di “urbanistica”. Un contenitore più ampio che studia i fenomeni territoriali e i fenomeni urbani in tutti i loro aspetti, con il fine della pianificazione per il loro controllo e gestione. Da qui la doppia valenza del laboratorio: di pianificazione come processo e urbanistica come progetto.
La dizione specifica di Urbanistica è inserita in quella di governo del territorio, ne è parte integrante. Per questo motivo il Laboratorio di progettazione urbanistica, la mantiene sempre nello sfondo, nei suoi presupposti teorici, tecnici, normativi e strumentali. Come sostiene Alejandro Aravena: «L’architettura si occupa di dare forma ai luoghi in cui viviamo. Non è più complicato, né più semplice di così. Questi spazi comprendono case, scuole, uffici, negozi e aree commerciali in genere, musei, palazzi ed edifici istituzionali, fermate dell’autobus, stazioni della metropolitana, piazze, parchi, strade (alberate o no), marciapiedi, parcheggi e l’intera serie di programmi e parti che costituiscono il nostro ambiente costruito. La forma di questi luoghi, però, non è definita soltanto dalla tendenza estetica del momento o dal talento di un particolare architetto. Essi sono la conseguenza di regole, interessi, economie e politiche, o forse anche dalla mancanza di coordinamento, dell’indifferenza e della semplice casualità. Le forme che assumono possono migliorare o rovinare la vita delle persone».
Tuttavia, quando si passa alla progettazione dei luoghi e alla pratica vera e propria vi è una distinzione di sguardi, di interessi e di regole di riferimento tale che si genera una sottile, ma chiara, demarcazione tra progettazione urbanistica e progettazione architettonica: «L’urbanista prepara un progetto solitamente guardando l’intera città, l’architetto molto spesso guardando un solo edificio o un solo insieme di edifici, che però acquistano senso solamente se sono collocati sullo sfondo, nel contesto della città» (Secchi 2001). Per dirla con le parole di Jonathan Barnett, tutto è centrato sul ruolo che le due figure giocano nella produzione della città: il ruolo del pianificatore è quello di «designing cities without designing building»; quello dell’architetto più semplicemente di «designer building» rispettando le regole pubbliche.
Il Laboratorio di urbanistica ragiona su questa sottile distinzione, partendo dal presupposto che fare governo del territorio equivale a «fare un progetto di urbanistica (che) è (o dovrebbe essere) in primis progettare la città pubblica. Quella parte di città che tutti noi utenti frequentiamo quotidianamente. A piedi, in bicicletta, in auto, da soli o in compagnia per espletare le pratiche sociali della nostra vita: lavorare, divertirsi, parcheggiare, pagare le bollette, andare in banca, a scuola, alle poste, portare i bambini al parco, comprare, sedersi al bar, ecc. È la città che calpestiamo e che percepiamo visivamente fatta di spazi aperti ma anche di facciate fronteggianti lo spazio di uso pubblico. Lo spazio pubblico è formato dai marciapiedi, dalle strade, dalle piazze, dagli slarghi, dal verde attrezzato, dai filari di alberi, ecc. Questo spazio, nella maggior parte dei casi, non è “finito” né tantomeno “ri-finito”. Solitamente è trascurato e abbandonato.
Da ciò ne deriva che: «Fare urbanistica (..) è costruire un argomentato processo decisionale con il quale le istituzioni (il potere pubblico, dunque) regolano le modalità di uso dello spazio e i relativi diritti di uso e di trasformazione del suolo attraverso vari strumenti urbanistici (il potere tecnico, quindi).
Proprio per questo il procedimento urbanistico non è altro che una decisione politica tecnicamente assistita. Dove l’avverbio è un rafforzativo del ruolo della cultura tecnica rispetto all’input di partenza che è politico. Ciò perché costruire uno strumento urbanistico, sia di livello territoriale che soprattutto di livello locale, è un investimento di natura pubblica che deve funzionare ed essere coerente in quanto è innanzitutto una “struttura tecnologica” verbo-disegnata di organizzazione cosciente e consapevole dello spazio che serve per governare paesi, città e territori, e che serve come matrice di riferimento per gli investimenti privati e pubblici. Governare non solo nell’immediato presente, ma soprattutto in una prospettiva futura, dove la capacità di saper prevedere diventa fondamentale e scientificamente necessaria, quindi tecnicamente pertinente e funzionante: non basta essere quindi abilitati, quanto scientificamente e professionalmente preparati per predisporla».
Fare governo del territorio con l’urbanistica, dunque, è definire le regole pubbliche locali e il loro “adagiarsi” sul suolo, che determinano la trama dello spazio collettivo intorno al quale si aggregano le strutture, pubbliche e, soprattutto, private. La pratica del governo del territorio, difatti, si muove solo all’interno del dominio pubblico. Per questo il governo del territorio, nella sua strumentazione, genera le regole in un progetto di territorialità. Per lo stesso motivo, fare governo del territorio è fare un progetto di urbanistica che contribuisce a rinsaldare la società europea contemporanea: questo il modello sociale di riferimento che il laboratorio prende in considerazione. Non vi è progetto senza un riferimento sociale, non vi è pianificazione senza un modello sociale di riferimento. La pratica concreta, invece, dovrebbe muoversi secondo i principi dell’urbanistica sostenibile e adattiva. Come riportato nella copertina n. 1031 della rivista Domus: «L’urbanistica sei tu/You are urbanism», o per dirla con le parole del direttore della rivista Winy Maas sull’editoriale dello stesso numero «Tutto è urbanistica/Everything is urbanism».
Urbanistica sostenibile e adattiva resa ancora più urgente della pandemia innescata dal virus COVID-19. Le pandemie storicamente sono state grandi occasioni per riscrivere le politiche urbane e per influenzare le visioni future. Lo stesso sta facendo la pandemia da COVID-19, che ha velocemente modificato il panorama urbano delle città, a cominciare da quelle d’arte e di quelle turistiche, che ha portato a rilanciare il cosiddetto “progetto urbano di 15 minuti”, che noi qui intendiamo come una nuova progettazione orientata al cosiddetto «restorative urbanism»: cioè un nuovo approccio all’urbanistica che metta, o che parta proprio dalla salute mentale, per arrivare al benessere sociale, posizionandoli al centro della progettazione urbana. Questo approccio si interroga su come riprogettare, per ridurre l'incidenza di stress, depressione e ansia e sostenere il benessere generale, ma anche per offrire servizi di cittadinanza e servizi alla persona raggiungibili in tempi ragionevoli. Non parla di prossimità, tema oramai dilagante nelle scienze sociali e in alcuni dibattiti politici locali, quanto del tempo come valore esperenziale.
METODI DIDATTICI
Attraverso le modalità della didattica in presenza il Laboratorio di progettazione urbanistica, corso A intende fornire agli studenti:
a) una formazione culturale di base, affidata alle lezioni teoriche e allo studio della bibliografia e del glossario dei termini urbanistici
b) una formazione di base di carattere applicativo, affidata all’esercitazione finale, da svolgersi da soli o in gruppo di max 3 persone.
La frequenza al Laboratorio di progettazione urbanistica è obbligatoria. L’accertamento di frequenza è fatto durante lo svolgimento delle lezioni con appello. Si considera utile, e vale anche ai fini della valutazione finale di accreditamento.
L’esercitazione è organizzata come risposta ad un bando di gara per giovani architetti, sul modello di EUROPAN , prendendo come riferimento l’Agenda Urbana Europea sulla sostenibilità, che mutua le indicazioni di quella dell’ONU/Habitat III sullo sviluppo sostenibile.
Programma del corso - Parte C
A.A. 2021-22
Scuola di Architettura
CdL Architettura (ciclo unico)
Laboratorio di Progettazione Urbanistica C
8 CFU
Docente
Prof. Francesco Alberti
Collaboratrici
Arch. Maria Vittoria Arnetoli
Arch. Eleonora Giannini
Obiettivi formativi del Laboratorio
Il Laboratorio si propone di fornire conoscenze, metodi di lavoro e strumenti interpretativi utili per sviluppare negli studenti capacità progettuali e di analisi, di sintesi valutativa e di visione strategica dei sistemi urbani e metropolitani, in riferimento ai differenti componenti (antropici e naturali; materiali e immateriali) e funzionamenti (stato di fatto e di diritto), alle diverse scale di lettura e di intervento.
I principali obiettivi che si intendono raggiungere con l'esercitazione finale sono:
1 – Definizione di un concept strategico e di un nuovo assetto urbanistico (master plan) per le aree oggetto di trasformazione presenti nell’ambito di studio, secondo principi di sostenibilità.
2 – Articolazione del sistema delle percorrenze interne all’ambito di studio con particolare riguardo alla componente pedonale e ciclabile e al trasporto pubblico.
3 – Progettazione integrata della “città pubblica” sotto il profilo funzionale, architettonico e ambientale-paesaggistico nella prospettiva della città "a 15 minuti".
Modalità della didattica
La didattica prevede lezioni frontali, esercitazioni guidate, verifiche intermedie.
L’esercitazione progettuale sarà condotta in gruppi.
Frequenza e didattica del laboratorio
La frequenza è obbligatoria, per almeno il 75% delle ore di didattica previste.
Le date delle consegne intermedie delle esercitazioni individuali e degli elaborati relativi alle fasi di avanzamento del progetto saranno comunicate con opportuno anticipo.
Le date d’esame previste per gli appelli estivi costituiscono il traguardo naturale di conclusione delle attività del Laboratorio per tutti gli studenti iscritti.
Modalità di verifica dell’apprendimento
La verifica avverrà attraverso le esercitazioni intermedie, colloqui individuali sui temi trattati a lezione e la discussione finale del progetto di laboratorio.
Ambito di studio e tema di progetto
L'esercitazione progettuale che costituisce la parte applicativa del Laboratorio, sarà condotta su aree campione del territorio comunale fiorentino caratterizzate dalla presenza di scali ferroviari dismessi o sottoutilizzati che, una volta completati i lavori di realizzazione del passante AV e della nuova stazione "Belfiore", potranno essere trasformati in nuovi "pezzi di città".
L’esercitazione prevede l'elaborazione di letture interpretative/valutative a scala metropolitana, urbana e di quartiere; l’interpretazione dei sistemi di spazi aperti e delle connessioni ecologiche (attuali e potenziali); la redazione di un concept strategico (progetto direttore) del settore urbano di riferimento (1:5000); l'elaborazione di un masterplan di dettaglio per l’area campione.
Informazioni più dettagliate saranno fornite a lezione.
Elenco delle tavole e degli elaborati previsti
Elenco delle tavole e degli elaborati previsti
1. Letture interpretative del contesto urbano. Infrastrutture del trasporto su ferro, rete ecologica e capisaldi urbani (scale 1/20.000 – 1/10.000)
2. Letture e analisi dell’intorno urbano «del nodo»: spazi aperti, connessioni ecologiche, «città pubblica», mobilità meccanizzata e mobilità attiva, tessuti e «luoghi notevoli» (Character areas) «fotografia» dello stato di fatto (scala 1/5000 – 1/2000).
3. Lo spazio urbano vissuto e percepito
4. Vincoli e progettualità
5. Sintesi dei punti di forza e delle criticità dell’area di studio
6. Concept plan del settore urbano di riferimento (scala 1:5000)
7. Masterplan di dettaglio (scala 1:2000)
8/9/10. Approfondimenti progettuali. Luoghi, materiali e componenti per un nuovo paesaggio urbano
Dossier in formato A3 con relazione descrittiva, rilievi fotografici, concept e soluzioni progettuali.
Obiettivi Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile - Parte A
Questo insegnamento concorre alla realizzazione degli obiettivi ONU dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile,
Obiettivi Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile - Parte C
Questo insegnamento concorre alla realizzazione degli obiettivi ONU dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile